lunedì 22 aprile 2013



SOLDATI ITALIANI AL FRONTE RUSSO

Alle 4,25 del 22 giugno 1941 il ministro germanico von Ribbentrop disse all'ambasciatore d'Italia a Berlino, Dino Alfieri: «Ho l'onore di comunicarvi che da stamani alle ore 3 le truppe tedesche hanno varcato la frontiera russa. Vi prego di trasmettere questa comunicazione al ministro Ciano affinchè ne sia data subito notizia al Duce, a nome del Fuhrer ». Con queste laconiche parole, il nostro paese venne coinvolto in una delle più disastrose spedizioni militari che la storia ricordi. In base ai patti di alleanza ed agli accordi presi con il governo tedesco, il 10 luglio venivano prescelte le unità destinate a rappresentare il contributo dell'Italia nella guerra contro l'Unione delle Repubbliche Sovietiche. Il Corpo Spedizione Italiano in Russia (C.S.I.R.) venne formato, oltre che dai Comandi e dai servizi, dalle divisioni « Pasubio » e « Torino », dalla III Divisione « Celere » Duca d'Aosta e da due gruppi di aviazione di cui uno da caccia. Il volontarismo era particolarmente rappresentato dalla Divisione di Camicie Nere « Tagliamento » che si copri di gloria per tutta la campagna meritando la Medaglia d'Oro al V. M. Il complesso del C.S.I.R. comprendente circa 62.000 uomini bene equipaggiati e dotati di alto spirito combattivo, venne posto al comando del generale Giovanni Messe. Ai primi di agosto il C.S.I.R. lasciò l'Italia percorrendo con convogli ferroviari il lungo tragitto fino al territorio ungherese, e di là per mille chilometri attraverso le impervie strade della 'Romania, Bessarabia e Moldavia, raggiunse il teatro delle operazioni. La prima unità italiana entrata in combattimento — esattamente il 12 agosto — fu la divisione « Pasubio » che, combattendo insieme a truppe tedesche, ungheresi e romene, risolse il fatto d'armi che va sotto il nome di « Battaglia dei due Fiumi ». Agendo infatti Sul fianco destro delle truppe sovietiche, schierate nell'ansa tra il Dniester ed il Bug, ne provocò l'annientamento avendo aggirato con marcia fulminea le posizioni sovietiche e causato l'abbandono della testa di ponte di Nikolajew, unico punto di facile transito per le truppe impegnate tra i due fiumi. Ma una ben più brillante azione ebbe a protagonista le truppe del C.S.I.R. Dopo la lunga marcia di avvicinamento delle divisioni « Pasubio », « Torino » e III Celere » chiaramente ricostruita nella soprastante cartina, il Corpo di Spedizione Italiano si riunì attestandosi sul Dnieper, fino alla testa di ponte russa di Diepropetrowsk; "un fronte di 150 km. sul quale le truppe tedesche avevano avuto una inesorabile battuta di arresto. La R Pasubio », attestata luhgo l'Orel alla sinistra del nostro schieramento, iniziò il 22 settembre un movimento aggirante, sostenendo per tre giorni un pesante contrattacco russo, durante il quale furono contenute ed infine respinte le truppe attaccanti. Il giorno 26 la « Torino », la « Celere » e le Camicie Nere della « Taglamento », iniziavano l'avanzata dalla testa di ponte di Dnipropetrowak formando, con le posizioni tenute dalla « Pasubio » un angolo retto, al centro del quale si trovavano la cittadina di Petrikowka ed i resti di cinque divisioni sovietiche battute. Il 28 iniziò il movimento accerchiante delle due ali italiane che condusse il 30 settembre alla conclusione dei combattimenti. In questa azione il C. S. I. R. fu contrastato per la prima volta dalla caccia sovietica, che mitragliò e spezzò più volte le nostre truppe. Nella battaglia rimasero in mano italiana 10.000 prigionieri e furono distrutti circa 450 carri armati russi. Non possiamo chiudere questa breve rievocazione della prima battaglia del nostro Corpo di Spedizione in Russia, senza ricordare l'opera umile ed eroica dei pontieri italiani. Mirabilmente addestrati dal generale Paladino, i genieri costruirono i ponti di fortuna sul Dniester, Bug e Dnieper sotto il fuoco intensissimo delle teste di ponte russe che avevano bloccato l'avanzata germanica. Infatti, nonostante il materiale in dotazione non fosse stato progettato per il varco di fiumi della larghezza e della portata di quelli russi, il IX battaglione del Genio si comportò tanto abilmente da costruire i ponti sul Dnieper con un notevole anticipo sul tempo previsto dai generali tedeschi, ciò che gli valse un particolare elogio da parte del generale von Mackensen. La brillante manovra delle divisioni italiane nella battaglia di Petrikowka, benché limitata ad un piccolo settore del fronte, fece fallire il tentativo sovietico di arrestare l'avanzata tedesca sul Dnieper, rendendo possibile l'occupazione di Poltava e di Kiev, ove i tedeschi catturarono 600.000 prigionieri. Inoltre i soldati del CSIR oltre a dover lottare col nemico si trovarono di fronte a spiacevoli difficoltà logistiche aggravate dalle inadempienze dell'alleato germanico che, trascurando gli impegni presi tra i due comandi, non inviò alle truppe italiane le munizioni, le derrate ed i materiali indispensabili. A queste manchevolezze sopperì l'alta capacità organizzativa dei dirigenti dell'Intendenza Speciale Est e specialmente del generale Intendente Biglino. Nel frattempo, mentre il secondo conflitto mondiale si espandeva, alcuni avvenimenti navali, apparentemente di poca importanza nella gigantesca economia della guerra, si svolsero nel Mediterraneo. In Italia infatti era stata organizzata una unità che sotto il nome fittizio di « X flottiglia MAS » si proponeva di portare — memore dei successi colti in Adriatico nel conflitto italo-austriaco — la guerra con mezzi insidi si nell'interno delle più munite basi avversarie. Erano stati approntati vari congegni come i « maiali», specie di mezzi subacquei avvicinati alle basi avversarie da sommergibili, i barchini esplosivi, motoscafi velocissimi che recavano a bordo forti cariche di esplosivo, ed erano stati selezionati accuratissimamente gli assaltatori. Dopo successo di Creta e l'affondamento di due sommergibili avvicinatori, la « X MAS » fu la protagonista di due importanti operazioni. La prima fu il tentativo di violare la base inglese di Malta, conclusosi col glorioso sacrificio degli uomni impegnati, la seconda il vittorioso attacco al porto britannico di Alessandria. Sei uomini e tre mezzi insidiosi diedero alla marina inglese un colpo durissimo, affondando le corazzate « Valiant » e « Queen Elízabeth » e danneggiando una altra unità. Quasi contemporaneamente due UBootes tedeschi della flottiglia del Mediterraneo affondavano la corazzata « Barham » e la portaaerei « Ark Royal » mentre nell'Oceano Indiano aerei nipponici colavano a picco le corazzate inglesi « Repulse » e « Prince of Wales ». La marina britannica dunque, che aveva avuto anche la corazzata « Nelson » gravemente danneggiata dagli a erosiluranti italiani del 36° stormo, attraversò un periodo di gravissima crisi, nel quale per la prima ed ultima volta nella guerra, poterono sbarcare in Africa Settentrionale in quantità sufficienite quei rifornimenti che permisero all'armata italo-tedesca di giungere, come vedremo, ad El Alamein.






10 luglio 1941. Per la seconda volta nella storia un corpo di spedizione italiano parte per operazioni di guerra in Russia. Partivano infatti dalla Italia per il fronte circa 62.000 uomini che, riuniti nel C. S. I. R. tennero sempre alto il nome della Patria, combattendo non per odio ma per puro spirito di sacrificio e di dovere, cosa che accresce i loro meriti, volutamente denigrati dopo l'infausta conclusione dell'immane battaglia. Componevano il C. S. I. R. le divisioni « Pasubio », « Torino », « III Celere », la legione di CCNN «Tagliamento», gruppi di artiglieria, forze corazzate, i reggimenti di cavalleria « Novara » e « Savoia », raggruppamenti del Genio e di aviazione. L'armamento, che era quanto di meglio vi fosse allora in Italia, lasciava purtroppo a desiderare vista la potenza ed il numero dei mezzi contrapposti, cosa che non impedì ai nostri soldati di farsi onore. Nelle foto la divisione Pasubio », in partenza per il fronte, sfila in parata davanti a Mussolini.






Unità del C.S.I.R. in partenza per il lontano fronte russo. E' visibile nelle foto il commosso orgoglio delle Madri e la baldanzosa prestanza dei soldati, che si avviano a combattere sulle orme della Grande Armata di Napoleone. Si abbraccia un'ultima volta il figlio diletto e si canta un'allegra canzone. Purtroppo i rigidissimi inverni russi e le apocalittiche battaglie avranno ragione dello spirito di abnegazione e di sacrificio del nostro soldato





Durante il lungo viaggio di avvicinamento verso il fronte attraverso l'Austria e l'Ungheria i soldati italiani ricevettero commoventi accoglienze da parte delle popolazioni civili i cui uomini, fin dal lontano 1915, avevano sperimentato le altissime qualità degli avversari di allora. L'inizio della grande 

impresa lasciava adito a bellissime speranze. Infatti la buona organizzazione dei nostri convogli, l'ambiente favorevole e le notizie di sempre nuove 
vittorie delle truppe germaniche aumentavano l'entusiasmo dei nostri giovani, certi di dirigere verso gloriosi combattimenti ed una rapida vittoria. 
Nella foto in alto un reparto di CCNN attraversa un fiume ungherese su un ponte di fortuna. Le difficoltà nelle comunicazioni ostacolarono potentemente il nostro corpo di spedizione, la cui avanzata fu resa possibile grazie all'abnegazione delle truppe del Genio. In basso a sinistra lo stendardo del glorioso « Savoia Cavalleria ». A destra il labaro della legione « Tagliamento ».







Il C.S.I.R., destinato ad operare nello scacchiere Sud del fronte russo alle dipendenze dell'XI Armata Interalleata, compì il percorso fino a Borsa in Ungheria con 225 treni. Dal territorio magiaro, attraverso il passo di Prilop nei Carpazi, le truppe raggiunsero la zona di operazioni con una marcia di oltre 1000 Km. che causò una relativa dispersione delle forze italiane. Infatti mentre la Pasubio entrava in contatto col nemico, la « Torino » e la « Celere » proseguivano la marcia raggiungendo le truppe impegnate sul Dnieper, nella cartina sono tracciati i percorsi e le tappe delle divisioniitaliane in marcia oltre alle zone dei combattimenti fino alla conquista di Stalino.

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