lunedì 22 aprile 2013


Propaganda e consolidamento del regime


All'inizio degli anni trenta la dittatura si era ormai stabilizzata ed era fondata su radici solide. I bambini, così come tutto il resto della popolazione, erano inquadrati in organizzazioni di partito, ogni opposizione era stroncata sul nascere, la stampa era profondamente asservita al fascismo. L'Italia insomma si era "abituata" al regime, tanto da osannarne il leader.
Fu in questo clima che vennero organizzate diverse imprese aeronautiche. Dopo le crociere di massa nel mediterraneo e la prima trasvolata dell'Atlantico meridionale (1931), nel 1933 il quadrumviro della Marcia su RomaItalo Balbo, organizzò la seconda e più famosa trasvolata dell'Atlantico settentrionale per commemorare il decennale dell'istituzione della Regia Aeronautica (28 marzo 1923). A bordo di 25 idrovolanti SIAI-Marchetti S.55X dal1º luglio al 12 agosto 1933 Balbo e i suoi uomini compirono la traversata fino a New York e ritorno attraversando tutte le maggiori nazioni europee e buona parte degli Stati Uniti. Per l'epoca fu un'impresa epica che diede al giovane ferrarese una fama addirittura superiore a quella di Mussolini.
Il 25 marzo 1934 si svolse il "secondo plebiscito", in funzione propagandistica, per fornire una copertura di ufficialità della solidità e del consenso interno del regime di Mussolini, il quesito verteva sulla accettazione di una nuova lista di 400 deputati per il parlamento scelti dal Gran Consiglio del fascismo. Ufficialmente la percentuale dei "sì" raggiunse il 96.25%. Bisogna ricordare che però coloro che votavano per il SÌ usavano una scheda tricolore, mentre chi votava per il NO usava una scheda bianca, perciò era facilmente riconoscibile (e quindi facilmente punibile). Il 30 marzo a Torino un folto numero di aderenti a Giustizia e libertà vennero imprigionati. Il 14 giugno a Venezia avvenne il primo incontro fra Hitler e Mussolini.

Roma 1934: Facciata di Palazzo Braschi, sede nazionale del PNF durante la campagna per il plebiscito




La nascita dell'Impero 

Già dal 1934 Mussolini cercò un pretesto per poter invadere lo stato governato dal negus Hailè Selassiè. La notte del 5-6 dicembre lo ottenne quando sulla frontiera somala ci fu uno scontro tra soldati somali che prestavano servizio nelle truppe coloniali italiane e soldati abissini. Per tutto il 1935 il Duce preparò la guerra sondando le possibili reazioni delle altre nazioni e infiammando gli animi degli italiani. Mussolini chiamò cinque divisioni del Regio Esercito (Gavinana, Gran Sasso, Sila, Sabauda, Cosseria) e cinque della Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale (23 marzo, 28 ottobre, 21 aprile, 3 gennaio e 1 febbraio). Le operazioni cominciarono il 3 ottobre con al comando Emilio De Bono che chiese a Mussolini tre divisioni: ne ottenne ben dieci ed in seguito addirittura 25. La guerra fu pianificata male e combattuta peggio: i rifornimenti non mancarono, anzi furono talmente abbondanti che non si trovò un modo per farli giungere dal porto fino alla prima linea; gli uomini della Milizia si dimostrano ben presto non idonei alla guerra a causa dell'assenza di una vera e propria istruzione militare e furono sostituiti con uomini dell'esercito regolare 





File:Rivista militare del 6 maggio 1938.jpg

Rivista militare del 6 maggio 1938




Le sanzioni 

L'11 ottobre 1935 l'Italia venne sanzionata dalla Società delle Nazioni per l'invasione dell'Etiopia. Le sanzioni in vigore dal 18 novembre consistevano in:
  • Embargo sulle armi e sulle munizioni
  • Divieto di dare prestiti o aprire crediti in Italia
  • Divieto di importare merci italiane
  • Divieto di esportare in Italia merci o materie prime indispensabili all'industria bellica
Paradossalmente, nell'elenco delle merci sottoposte ad embargo mancano petrolio e i semilavorati.
In realtà fu soltanto la Gran Bretagna a osservare le regole imposte dalle sanzioni. La Germania hitleriana così come gli Stati Uniti furono i primi due paesi a schierarsi apertamente verso l'Italia, garantendo la possibilità di acquistare qualunque bene. L'URSS rifornì di nafta l'esercito italiano per tutta la durata del conflitto, ed anche la Polonia si dimostrò piuttosto aperta.


Autarchia e il consenso 

L'effetto emotivo delle sanzioni venne sfruttato dal regime affinché l'Italia si stringesse intorno a Mussolini. La Gran Bretagna venne etichettata col termine di perfida Albione, e le altre potenze coloniali occidentali furono etichettate come nemiche perché impedivano all'Italia il raggiungimento di un posto al sole. Ritornò in voga il patriottismo e la propaganda politica spinse affinché si consumassero solo prodotti italiani. Fu in pratica la nascita dell'autarchia, secondo la quale tutto doveva essere prodotto e consumato all'interno dello stato. Tutto ciò che non poteva essere prodotto per mancanza di materie prime venne sostituito: il tè con il carcadè, il carbone con la lignite, la lana con il lanital (la lana di caseina), la benzina con il carburante nazionale (benzina con l'85% di alcool) mentre il caffè venne abolito perché «fa male» e sostituito con il "caffè" d'orzo.
L'autarchia entrò anche nella lingua: sulla base di una "forma rozza di purismo"furono infatti banditi tutti i forestierismi da ogni comunicazione scritta ed orale: ad esempio chiave inglesediventò chiave morsacognac diventò arzenteferry-boat diventò treno-battello pontone. Conseguentemente vennero rinominate tutte le città con nome francofono dell'Italia nord-occidentale e con nome tedescofono dell'Italia nord-orientale: secondo la toponomastica fascista, per fare un paio di esempi, Courmayeur diventò Cormaiore e Kaltern diventò Caldaro. Inoltre si scoprì che anche l'uso del lei aveva origini straniere, perciò venne inaugurata una campagna per la sostituzione del lei con il voi, capeggiata dal segretario del partito Achille Starace.
Intanto mentre la Società delle Nazioni sanzionò l'ItaliaEmilio De Bono venne silurato in favore del maresciallo Pietro Badoglio che fu autorizzato ad utilizzare i gas. Mentre la guerra si trasformò in una fonte di onorificenze per tutti i gerarchi, Badoglio commise stragi inaudite che finirono sui i giornali esteri (quelli italiani ovviamente censurarono ogni avvenimento).
Alle 22:30 di sabato 9 maggio 1936 Mussolini annunciò al popolo italiano la fondazione dell'Impero. Le truppe del maresciallo Pietro Badoglio entrarono infatti in Addis Abeba il 5 maggio, ponendo così fine alla guerra d'Etiopia.
La nascita dell'Impero comunque non portò nessuna delle ricchezze promesse: né oro, né ferro, né grano. L'Impero al contrario prosciugò le casse statali per la costruzione di strade, di dighe e dipalazzi e dette a Mussolini l'illusione di avere un esercito potente e la capacità di poter piegare gli stati europei che sanzionarono il paese senza peraltro mettere in pratica le temute minacce.


Le bonifiche 
Uno degli elementi che caratterizzò la propaganda fascista fu il tema delle bonifiche e della fondazione di nuove città. L'intensa attività relativa alla "bonifica integrale", all'appoderamento di terreni incolti ed alla fondazione dei nuovi insediamenti, nasceva da specifici caratteri dell'ideologia fascista ed in particolare dalle istanze tradizionaliste, antimoderne ed antiurbane che caratterizzavano una parte del movimento fascista, senza per questo esaurirne la complessità, visto le opposte tendenze moderniste.
La "ruralizzazione" dell'intera società, il ritorno alla terra e alla civiltà contadina, fu infatti un obiettivo prioritario dello stesso Mussolini tanto da condizionare le scelte economiche fin dal 1928.L'inurbamento era visto come la causa dell’abbassamento della natalità e origine di disordini sociali.
Al contrario la possibilità di sfruttamento agricolo di nuovi territori che proseguivano analoghe iniziative avviate già sotto il governo Nitti, avrebbe incrementato la produzione cerealicola rendendo possibile l'autarchia alimentare, avrebbe creato una classe sociale di piccoli mezzadri o proprietari agricoli, legati alla terra con tutta la famiglia, stabilizzando così la struttura sociale, e combattendo così la denatalità, i disordini sociali, e la degenenerazione della razza,
Alcuni storici dietro l'ideologia nel "ruralismo" vedono altre motivazioni come una politica economica tesa a comprimere redditi e consumi, assorbendo il gran numero di disoccupati, causato anche dalla crisi mondiale successiva al 1929, cui l’industria non poteva dare lavoro, evitando l’arresto di una crescita demografica e facendo dell'agricoltura un serbatoio, in attesa che la produzione industriale superasse la crisi.
L'attuazione degli interventi di bonifica prevedeva la pianificazione territoriale di ampia scala del territorio agricolo, la bonifica idrico-ambientale di vaste aree, la realizzazione di urbanizzazioni di varia tipologia insediativa, quasi sempre costituita da molti piccoli nuclei agricoli, ma che nel caso dell'imponente bonifica dell'agro pontino portò alla fondazione di nuove città tra cui Littoria(Latina) e Sabaudia. Questo ampio sviluppo urbanistico relativo alla creazione di nuovi insediamenti è stato recentemente oggetto di studi, riscoperte e pubblicazioni. Oltre che nel Lazio interventi di bonifica furono intrapresi con alterni successi in Sardegna, Friuli, Puglia e Sicilia. Analoghi interventi di colonizzazione furono attuati in Libia.
Le aree necessarie a realizzare gli interventi venivano recuperate quasi sempre attingendo a terreni demaniali incolti, aree soggette ad usi civici, aree acquitrinose acquisite a poco prezzo e che venivano affidati all'ente incaricato della bonifica, principalmente l'O.N.C. (Opera Nazionale Combattenti), che provvedeva alla pianificazione, all'appoderamento ed all'assegnazione dei vari appezzamenti a famiglie di mezzadri che avrebbero nel tempo ripagato gli investimenti iniziali ed anche riscattata la proprietà. Furono numerosi i casi in cui anche privati (società anonime speculative, opere pie, famiglie della nobiltà romana) parteciparono, più o meno volontariamente, alle iniziative di bonifica appoderando terreni da valorizzare e usufruenedo di mutui agevolati per le opere necessarie.[Scarsi furono i casi di esproprio per inadempienza dei proprietari, tenuti ad eseguire le opere di appoderamento, soprattutto in Puglia e in Sicilia, nonostante che la legislazione fosse stata orientata in tal senso sia prima, che durante il fascismo. Il principale promotore di tale legislazione ed in generale dei processi di bonifica integrale fu Arrigo Serpieri che però nel 1935 fu esonerato dall'incarico di responsabile delle bonifiche proprio a causa della sua intransigenza verso i mancati espropri.
La fondazione di nuovi centri e le bonifiche rappresentarono probabilmente l'operazione di maggior valenza propagandistica per il regime, con riflessi anche all'estero, tanto da essere scelti come tema principale per l'esposizione che si tenne in concomitanza del primo decennale della Marcia su Roma, la 1ª Mostra nazionale delle Bonifiche, organizzata da una commissione presieduta dallo stesso Arrigo Serpieri. Questa importanza propagandistica fu uno dei motivi per il quale il modello delle iniziative di "bonifica integrale" fu replicato ovunque ed in continuazione fino alle soglie del secondo conflitto mondiale.

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Mussolini a Trieste, piazza dell'Unità



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