Propaganda e consolidamento del regime
All'inizio
degli anni
trenta la
dittatura si era ormai stabilizzata ed era fondata su radici solide.
I bambini, così come tutto il resto della popolazione, erano
inquadrati in organizzazioni di partito, ogni opposizione era
stroncata sul nascere, la stampa era profondamente asservita al
fascismo. L'Italia insomma si era "abituata" al regime,
tanto da osannarne il leader.
Fu
in questo clima che vennero organizzate diverse imprese aeronautiche.
Dopo le crociere di massa nel mediterraneo e la prima trasvolata
dell'Atlantico meridionale (1931),
nel 1933 il
quadrumviro della Marcia
su Roma, Italo
Balbo,
organizzò la seconda e più famosa trasvolata
dell'Atlantico settentrionale per
commemorare il decennale dell'istituzione della Regia
Aeronautica (28
marzo 1923).
A bordo di 25 idrovolanti SIAI-Marchetti
S.55X dal1º
luglio al 12
agosto 1933 Balbo
e i suoi uomini compirono la traversata fino a New
York e
ritorno attraversando tutte le maggiori nazioni europee e buona parte
degli Stati
Uniti.
Per l'epoca fu un'impresa epica che diede al giovane ferrarese una
fama addirittura superiore a quella di Mussolini.
Il
25 marzo 1934 si
svolse il "secondo plebiscito", in funzione
propagandistica, per fornire una copertura di ufficialità della
solidità e del consenso interno del regime di Mussolini, il quesito
verteva sulla accettazione di una nuova lista di 400 deputati per il
parlamento scelti dal Gran Consiglio del fascismo. Ufficialmente la
percentuale dei "sì" raggiunse il 96.25%. Bisogna
ricordare che però coloro che votavano per il SÌ usavano una scheda
tricolore, mentre chi votava per il NO usava una scheda bianca,
perciò era facilmente riconoscibile (e quindi facilmente
punibile). Il 30 marzo a Torino un folto numero di aderenti
a Giustizia
e libertà vennero
imprigionati. Il 14 giugno a Venezia avvenne il primo incontro fra
Hitler e Mussolini.
Roma 1934: Facciata di Palazzo Braschi, sede nazionale del PNF durante la campagna per il plebiscito
La nascita dell'Impero
Già
dal 1934 Mussolini cercò un pretesto per poter invadere lo stato
governato dal negus Hailè Selassiè. La notte del 5-6 dicembre lo
ottenne quando sulla frontiera somala ci fu uno scontro tra soldati
somali che prestavano servizio nelle truppe
coloniali italiane e soldati abissini. Per tutto il 1935 il
Duce preparò la guerra sondando le possibili reazioni delle altre
nazioni e infiammando gli animi degli italiani. Mussolini chiamò
cinque divisioni del Regio Esercito (Gavinana, Gran Sasso, Sila,
Sabauda, Cosseria) e cinque della Milizia Volontaria per la Sicurezza
Nazionale (23 marzo, 28 ottobre, 21 aprile, 3 gennaio e 1 febbraio).
Le operazioni cominciarono il 3 ottobre con al comando Emilio
De Bono che chiese a Mussolini tre divisioni: ne
ottenne ben dieci ed in seguito addirittura 25.
La guerra fu pianificata male e combattuta peggio:
i rifornimenti non mancarono, anzi furono talmente abbondanti che non
si trovò un modo per farli giungere dal porto fino alla prima
linea; gli uomini della Milizia si dimostrano ben presto non
idonei alla guerra a causa dell'assenza di una vera e propria
istruzione militare e furono sostituiti con uomini dell'esercito
regolare
Rivista militare del 6 maggio 1938
Le sanzioni
L'11
ottobre 1935 l'Italia venne
sanzionata dalla Società
delle Nazioni per
l'invasione dell'Etiopia.
Le sanzioni in
vigore dal 18
novembre consistevano
in:
- Embargo sulle armi e sulle munizioni
- Divieto di dare prestiti o aprire crediti in Italia
- Divieto di importare merci italiane
- Divieto di esportare in Italia merci o materie prime indispensabili all'industria bellica
In
realtà fu soltanto la Gran
Bretagna a
osservare le regole imposte dalle sanzioni. La Germania hitleriana
così come gli Stati
Uniti furono
i primi due paesi a schierarsi apertamente verso l'Italia, garantendo
la possibilità di acquistare qualunque bene. L'URSS rifornì
di nafta l'esercito
italiano per
tutta la durata del conflitto, ed anche la Polonia si
dimostrò piuttosto aperta.
Autarchia e il consenso
L'effetto
emotivo delle sanzioni venne sfruttato dal regime affinché l'Italia
si stringesse intorno a Mussolini. La Gran
Bretagna venne
etichettata col termine di perfida Albione,
e le altre potenze coloniali occidentali furono etichettate come
nemiche perché impedivano all'Italia il raggiungimento di un posto
al sole.
Ritornò in voga il patriottismo e la propaganda politica spinse
affinché si consumassero solo prodotti italiani. Fu in pratica la
nascita dell'autarchia,
secondo la quale tutto
doveva essere prodotto e consumato all'interno dello stato.
Tutto ciò che non poteva essere prodotto per mancanza di materie
prime venne sostituito: il tè con il carcadè,
il carbone con
la lignite,
la lana con
il lanital (la
lana di caseina), la benzina con
il carburante
nazionale (benzina
con l'85% di alcool) mentre il caffè venne abolito perché «fa
male» e
sostituito con il "caffè" d'orzo.
L'autarchia
entrò anche nella lingua:
sulla base di una "forma rozza di purismo"furono infatti
banditi tutti i forestierismi da
ogni comunicazione scritta ed orale: ad esempio chiave
inglesediventò chiave
morsa, cognac diventò arzente, ferry-boat diventò treno-battello
pontone.
Conseguentemente vennero rinominate tutte le città con
nome francofono dell'Italia
nord-occidentale e
con nome tedescofono dell'Italia
nord-orientale:
secondo la toponomastica fascista,
per fare un paio di
esempi, Courmayeur diventò Cormaiore e Kaltern diventò Caldaro.
Inoltre si scoprì che anche l'uso del lei aveva
origini straniere, perciò venne inaugurata una campagna per la
sostituzione del lei con
il voi,
capeggiata dal segretario del partito Achille
Starace.
Intanto
mentre la Società
delle Nazioni sanzionò
l'Italia, Emilio
De Bono venne silurato in
favore del maresciallo Pietro
Badoglio che
fu autorizzato ad utilizzare i gas. Mentre la guerra si trasformò in
una fonte di onorificenze per tutti i gerarchi, Badoglio commise
stragi inaudite che finirono sui i giornali esteri (quelli italiani
ovviamente censurarono ogni avvenimento).
Alle
22:30 di sabato 9
maggio 1936 Mussolini
annunciò al popolo italiano la fondazione dell'Impero. Le truppe del
maresciallo Pietro
Badoglio entrarono
infatti in Addis
Abeba il 5
maggio,
ponendo così fine alla guerra
d'Etiopia.
La
nascita dell'Impero comunque non portò nessuna delle ricchezze
promesse: né oro,
né ferro,
né grano.
L'Impero al contrario prosciugò le casse statali per la costruzione
di strade,
di dighe e
dipalazzi e
dette a Mussolini l'illusione di avere un esercito potente e la
capacità di poter piegare gli stati europei che sanzionarono il
paese senza peraltro mettere in pratica le temute minacce.
Le
bonifiche
Uno
degli elementi che caratterizzò la propaganda fascista fu il tema
delle bonifiche e
della fondazione
di nuove città.
L'intensa attività relativa alla "bonifica
integrale",
all'appoderamento di terreni incolti ed alla fondazione dei nuovi
insediamenti, nasceva da specifici caratteri dell'ideologia fascista
ed in particolare dalle istanze tradizionaliste, antimoderne ed
antiurbane che caratterizzavano una parte del movimento fascista,
senza per questo esaurirne la complessità, visto le opposte tendenze
moderniste.
La
"ruralizzazione" dell'intera società, il ritorno alla
terra e alla civiltà contadina, fu infatti un obiettivo prioritario
dello stesso Mussolini tanto da condizionare le scelte economiche fin
dal 1928.L'inurbamento era visto come la causa dell’abbassamento
della natalità e origine di disordini sociali.
Al
contrario la possibilità di sfruttamento agricolo di nuovi territori
che proseguivano analoghe iniziative avviate già sotto il governo
Nitti,
avrebbe incrementato la produzione cerealicola rendendo possibile
l'autarchia alimentare, avrebbe creato una classe sociale di piccoli
mezzadri o proprietari agricoli, legati alla terra con tutta la
famiglia, stabilizzando così la struttura sociale, e
combattendo così la denatalità, i disordini sociali, e la
degenenerazione della razza,
Alcuni
storici dietro l'ideologia nel "ruralismo" vedono altre
motivazioni come una politica economica tesa a comprimere redditi e
consumi, assorbendo il gran numero di disoccupati, causato anche
dalla crisi mondiale successiva al 1929,
cui l’industria non poteva dare lavoro, evitando l’arresto di una
crescita demografica e facendo dell'agricoltura un serbatoio, in
attesa che la produzione industriale superasse la crisi.
L'attuazione
degli interventi di bonifica prevedeva la pianificazione territoriale
di ampia scala del territorio agricolo, la bonifica idrico-ambientale
di vaste aree, la realizzazione di urbanizzazioni di varia tipologia
insediativa, quasi sempre costituita da molti piccoli nuclei
agricoli, ma che nel caso dell'imponente bonifica dell'agro pontino
portò alla fondazione di nuove città tra cui Littoria(Latina)
e Sabaudia.
Questo ampio sviluppo urbanistico relativo alla creazione di nuovi
insediamenti è stato recentemente oggetto di studi, riscoperte e
pubblicazioni. Oltre che nel Lazio interventi di bonifica furono
intrapresi con alterni successi in Sardegna, Friuli, Puglia e
Sicilia. Analoghi interventi di colonizzazione furono attuati in
Libia.
Le
aree necessarie a realizzare gli interventi venivano recuperate quasi
sempre attingendo a terreni demaniali incolti, aree soggette ad usi
civici, aree acquitrinose acquisite a poco prezzo e che venivano
affidati all'ente incaricato della bonifica, principalmente l'O.N.C.
(Opera
Nazionale Combattenti),
che provvedeva alla pianificazione, all'appoderamento ed
all'assegnazione dei vari appezzamenti a famiglie di mezzadri che
avrebbero nel tempo ripagato gli investimenti iniziali ed anche
riscattata la proprietà. Furono numerosi i casi in cui anche
privati (società anonime speculative, opere pie, famiglie della
nobiltà romana) parteciparono, più o meno volontariamente, alle
iniziative di bonifica appoderando terreni da valorizzare e
usufruenedo di mutui agevolati per le opere necessarie.[Scarsi
furono i casi di esproprio per inadempienza dei proprietari, tenuti
ad eseguire le opere di appoderamento, soprattutto in Puglia
e
in Sicilia, nonostante che la legislazione fosse stata orientata in
tal senso sia prima, che durante il fascismo. Il principale promotore
di tale legislazione ed in generale dei processi di bonifica
integrale fu Arrigo
Serpieri che
però nel 1935 fu esonerato dall'incarico di responsabile delle
bonifiche proprio a causa della sua intransigenza verso i mancati
espropri.
La
fondazione di nuovi centri e le bonifiche rappresentarono
probabilmente l'operazione di maggior valenza propagandistica per
il regime,
con riflessi anche all'estero, tanto da essere scelti come tema
principale per l'esposizione che si tenne in concomitanza del primo
decennale della Marcia su Roma, la 1ª
Mostra nazionale delle Bonifiche,
organizzata da una commissione presieduta dallo stesso Arrigo
Serpieri.
Questa importanza propagandistica fu uno dei motivi per il quale il
modello delle iniziative di "bonifica integrale" fu
replicato ovunque ed in continuazione fino alle soglie del secondo
conflitto mondiale.
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