lunedì 29 aprile 2013


Protezione e...razionamento

Marc'Aurelio va in campagna. La celebre statua dell'imperatore romano scende dal suo piedistallo sul piazzale
del Campidoglio per essere messa al sicuro.
       
All'inizio della guerra la protezione delle opere d'arte dagli attacchi aerei diede alla nostra sovrintendenza ai monumenti grossi problemi da risolvere. Le statue e i dipinti delle gallerie furono asportati e messi in luoghi sicuri. I fregi, i mosaici, gli affreschi di maggior valore furono invece protetti con impalcature di legno o sepolti da sacchetti 


Anche in Italia, come in Inghilterra e in Germania, nei primi mesi di guerra vi fu la psicosi dei gas. Il convincimento che il nemico avrebbe usato quest'arma micidiale era stato istillato nella popolazione dalla propaganda. Le autorità, fra il 1935 e il 1940, s'erano infatti preoccupate di istruire con ogni mezzo i civili sul modo di comportarsi in caso di aggressione chimica. Ma poi le cose andarono diversamente e ben presto le maschere antigas, acquistate a migliaia, finirono in soffitta fra le cianfrusaglie.

L'oscuramento anche per le automobili.
Un decreto governativo, dopo aver obbligato i cittadini ad oscurare le proprie abitazioni, dispose che le automobili dovessero circolare con i fari schermati.
Vennero quindi applicati ai fanali degli schermi con una piccola apertura.


 
Un ricovero antiaereo a Roma. Somme ingentissime furono spese dal governo per apprestare in ogni città rifugi che consentissero la protezione della popolazione civile dalle incursioni nemiche. Ove era stato possibile, s'era scavato alla base delle colline o si erano utilizzate le gallerie esistenti. Nella maggior parte dei casi, però, si era dovuti ripiegare sugli scantinati dei palazzi più robusti, opportunamente rinforzati con armature di legno o di ferro. Questi ricoveri, quasi sempre, risposero allo scopo. Solo nell'ultimo periodo di guerra l'uso di bombe ad alto potenziale rese drammatica la situazione.



       
La più accanita battaglia del fronte interno fu quella contro gli accaparratori e i profittatori di guerra. Il rigido tesseramento di tutti i generi alimentari aveva provocato infatti il fenomeno del « mercato nero » ove era possibile acquistare, a prezzi sensibilmente maggiorati, ogni genere di provviste. Il mercato nero, che sottraeva i viveri alla parte più povera della popolazione e provocava il rialzo artificiale dei prezzi, fu considerato dal governo alla stessa stregua del tradimento. Per i casi più gravi, in luogo dei tribunali ordinari, venne chiamato a giudicare questo particolare tipo di reato il Tribunale Speciale per la Difesa dello Stato che comminò pene severissime. Nella foto un manifesto affisso alle cantonate annuncia la condanna di un gruppo di accaparratori.





La carta annonaria, croce e delizia delle massaie italiane per cinque lunghi anni di guerra. Vi erano distribuzioni settimanali, mensili e giornaliere. Il pane e la pasta potevano essere ritirati, previa consegna di un apposito tagliando della carta annonaria, ogni giorno in quantitativi variabili. Lo zucchero, l'olio, il burro, ecc., venivano distribuiti settimanalmente o mensilmente. Per gli altri generi vi erano distribuzioni saltuarie a seconda della disponibilità. Le razioni variarono, col mutare della situazione del paese e a seconda dei raccolti. Ad esempio la razione individuale giornaliera di pane che dapprima era stata fissata in duecento grammi, scese nel 1943 a centocinquanta grammi e poi, a Roma, a cento grammi. Per gli addetti ai lavori pesanti, per i malati e per i bambini vi erano razioni particolari.

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