lunedì 22 aprile 2013


Il 25 luglio e l'8 settembre

Dopo che in maggio le ultime unità della Prima Armata italiana si arresero in Tunisia, il 10 luglio 1943 una formidabile forza d'invasione anglo-americana riuscì a sbarcare sulle coste sud dellaSicilia. Ogni resistenza, che fu per quanto possibile accanita, si dimostrò vana di fronte alla preponderanza di mezzi alleata. Il re e lo stato maggiore capirono ben presto che ormai era ora di sbarazzarsi di Mussolini, che in soli 2 anni di guerra aveva creato una situazione insostenibile. Il 25 luglio, dopo lunghe pressioni, il Duce si vide costretto a convocare il Gran Consiglio del Fascismo che votando l'ordine del giorno Grandi portò alla destituzione e all'arresto di Mussolini e al ritorno dei poteri militari al re.
Levato di mezzo Mussolini, il governo italiano iniziò a trattare la resa con i comandi Alleati che ormai stavano dilagando in Sicilia. Il 3 settembre a Cassibile (presso SiracusaPietro Badoglio firmò segretamente l'armistizio con l'impegno di comunicarlo alla nazione entro 15 giorni, poco prima di un programmato sbarco alleato sulla penisola.
L'8 settembre 1943 avvenne in Italia qualcosa che riempì di vergogna la corona e il governo dell'epoca: gli alleati, dopo aver avvisato Badoglio dell'impossibilità della difesa di Roma, ingiunsero l'obbligo al governo italiano di annunciare l'armistizio entro le 18.30 dello stesso giorno poiché era già stato programmato uno sbarco a Salerno. La paura iniziò ad attanagliare i vertici del paese, che arrivarono addirittura a pensare di fingere una rottura con gli anglo-americani per guadagnare tempo con i Tedeschi. All'ora prestabilita comunque Dwight D. Eisenhower annunciò alla radio l'armistizio, seguito alle 19.42 da Badoglio che concluse il comunicato con l'ambiguo verso: «Ogni atto di ostilità contro le forze angloamericane deve cessare da parte delle forze italiane in ogni luogo. Esse però reagiranno ad eventuali attacchi da qualsiasi altra provenienza.». Soprattutto quest'ultima frase, seguita dalla fuga di Badoglio e della monarchia da Roma alle 5 del mattino del 9 settembre, furono gli atti che portarono al caos che seguì quel giorno, dove nessun ordine ufficiale fu impartito, lasciando le unità sparse un po' dovunque per tutto il territorio europeo senza direttive chiare, alla mercé dei Tedeschi che ovviamente non presero per niente bene il voltafaccia degli ex alleati italiani. 
Nell'Italia del sud liberata dagli Alleati e formalmente guidata dal re e dal suo governo si cercava di tornare lentamente alla normalità, ripristinando - per quanto possibile - l'ordinamento pre-fascista. Contemporaneamente Mussolini, liberato dalla prigionia dai tedeschi su ordine di Adolf Hitler, dette vita ad uno stato nell'Italia centro-settentrionale. Si trattava della Repubblica Sociale Italiana, fondata a Salò in provincia di Brescia e riconosciuta internazionalmente solo dalle forze dell'Asse.
Per oltre due anni, dal 14 novembre 1943 fino al 25 aprile 1945, la penisola fu quindi divisa in due da una linea di confine non ben definita: tale linea continuò a spostarsi sempre più a nord durante il corso del conflitto, fino ad attestarsi per un certo periodo (9 mesi, dall'Agosto '44 all'Aprile '45) sulla Linea Gotica. In seguito allo sfondamento di quest'ultima nelle ultime settimane di guerra, l'esercito tedesco si ritirò completamente dal suolo italiano e la Repubblica Sociale fu smantellata dagli Americani. Il 23 settembre 1943 Mussolini dichiarò la nascita della Repubblica Sociale Italiana. A partire dall'8 settembre, a seguito dell'armistizio di Cassibile e della conseguente occupazione dell'Italia del centro-nord da parte delle truppe tedesche, diverse sedi del disciolto Partito Nazionale Fascista erano state già riaperte da gruppi di fascisti. Queste divennero di fatto a seguito dell'annuncio di Mussolini le sedi del nuovo PFR.
Il 7 novembre 1943 su il Corriere della Sera fu annunciata la convocazione del Congresso del nuovo partito che si sarebbe tenuto a Verona il 15 novembre con l'obiettivo di esaminare il progetto di una nuova costituzione repubblicana fascista.

La Repubblica Sociale Italiana fu formalizzata dal Congresso di Verona, ricreando il partito ed il governo fascista sciolti dal 25 luglio 1943.
Nel corso del congresso fu sancita la nascita di una nuova Repubblica denominata "sociale" e la successiva convocazione di una Assemblea Costituente, riaffermando i principi ispiratori della prima fase del Fascismo (cosiddetto diciannovista") persi - a detta degli estensori della Carta stessa - durante il ventennio fascista; fu riaffermata l'alleanza con la Germania nazista; fu redatto un manifesto programmatico noto come "Manifesto di Verona|Manifesto (o carta) di Verona" che sancì la struttura del nuovo Stato; fu prevista, come elemento caratterizzante di politica economica, la socializzazione delle fabbriche (che tuttavia non venne mai attuata); fu istituito un Tribunale straordinario speciale per processare i gerarchi che firmando l'Ordine del giorno Grandi durante ilGran Consiglio del Fascismo il 24 luglio 1943 si erano schierati contro Mussolini e avevano provocato di fatto la caduta del governo fascista e l'arresto di Mussolini.

Venne anche costituito un esercito composto da un limitato numero di volontari, da reclutati a forza (pena di morte per i renitenti) e dai militari italiani deportati in Germania liberati in cambio dell'adesione alla RSI. Tali forze armate, su cui i comandi tedeschi riponevano scarsa fiducia, furono usate principalmente per contrastare il crescente movimento di resistenza che si stava sviluppando nelle regioni d'Italia occupate dall'esercito nazista.
Questa fase politica del fascismo, definita "repubblicana" per contrasto con quella precedente, fu definita con intenti denigratori "repubblichina" dalle forze della Resistenza.
La situazione per i tedeschi volgeva comunque al peggio. La Wehrmacht era ormai in ritirata su tutti i fronti e, nonostante gli sforzi di difesa sulla Linea Gotica, i rifornimenti e l'equipaggiamento non erano nemmeno lontanamente paragonabili a quello degli alleati, che potevano anche contare sul supporto delle truppe partigiane e sulla collaborazione della popolazione che era avversa all'occupazione nazista.
Tutte le principali città italiane furono abbandonate dai tedeschi davanti all'avanzata anglo-americana ed all'insurrezione generale ordinata dal CLN; i comandi nazisti in Italia decisero di trattare autonomamente la resa per assicurarsi una ritirata sicura verso la Germania.
Nel frattempo Mussolini, dopo il tentativo di un accordo parallelo, decise di aggregarsi ad una colonna tedesca per raggiungere la Germania. Fermato da un gruppo di partigiani nei pressi di Comofu imprigionato e quindi giustiziato insieme a Claretta Petacci.
Gli altri gerarchi fascisti vennero processati e imprigionati, e a volte giustiziati. Il 21 giugno 1946 per molti scattò comunque l'amnistia presentata da Palmiro Togliatti. Con la Costituzione Italianadel 1948 il Partito Nazionale Fascista venne messo definitivamente fuorilegge e la sua ricostituzione fu vietata. Per anni dopo la fine della guerra si registrarono omicidi e regolamenti di conti tra fascisti e antifascisti, come vendetta per tutto quello che accadde durante il ventennio precedente.







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