Il 25 luglio e l'8 settembre
Dopo
che in maggio le ultime unità della Prima Armata italiana si
arresero in Tunisia,
il 10
luglio 1943 una
formidabile forza d'invasione anglo-americana riuscì a sbarcare
sulle coste sud dellaSicilia.
Ogni resistenza, che fu per quanto possibile accanita, si dimostrò
vana di fronte alla preponderanza di mezzi alleata. Il re e lo stato
maggiore capirono ben presto che ormai era ora di sbarazzarsi di
Mussolini, che in soli 2 anni di guerra aveva creato una situazione
insostenibile. Il 25
luglio,
dopo lunghe pressioni, il Duce si vide costretto a convocare il Gran
Consiglio del Fascismo che
votando l'ordine del giorno Grandi portò
alla destituzione e all'arresto di Mussolini e al ritorno dei poteri
militari al re.
Levato
di mezzo Mussolini, il governo italiano iniziò a trattare la resa
con i comandi Alleati che ormai stavano dilagando in Sicilia.
Il 3
settembre a Cassibile (presso Siracusa) Pietro
Badoglio firmò
segretamente l'armistizio con
l'impegno di comunicarlo alla nazione entro 15 giorni, poco prima di
un programmato sbarco alleato sulla penisola.
L'8
settembre 1943 avvenne
in Italia qualcosa che riempì di vergogna la corona e il governo
dell'epoca: gli alleati, dopo aver avvisato Badoglio
dell'impossibilità della difesa di Roma,
ingiunsero l'obbligo al governo italiano di annunciare l'armistizio
entro le 18.30 dello stesso giorno poiché era già stato programmato
uno sbarco
a Salerno.
La paura iniziò ad attanagliare i vertici del paese, che arrivarono
addirittura a pensare di fingere una rottura con gli anglo-americani
per guadagnare tempo con i Tedeschi. All'ora prestabilita
comunque Dwight
D. Eisenhower annunciò
alla radio l'armistizio, seguito alle 19.42 da Badoglio che concluse
il comunicato con l'ambiguo verso: «Ogni
atto di ostilità contro le forze angloamericane deve cessare da
parte delle forze italiane in ogni luogo. Esse però reagiranno ad
eventuali attacchi da qualsiasi altra provenienza.».
Soprattutto quest'ultima frase, seguita dalla fuga di Badoglio e
della monarchia da Roma alle 5 del mattino del 9
settembre,
furono gli atti che portarono al caos che
seguì quel giorno, dove nessun ordine ufficiale fu impartito,
lasciando le unità sparse un po' dovunque per tutto il territorio
europeo senza direttive chiare, alla mercé dei
Tedeschi che ovviamente non presero per niente bene il voltafaccia
degli ex alleati italiani.
Nell'Italia
del sud liberata dagli Alleati e formalmente guidata dal re e dal suo
governo si cercava di tornare lentamente alla normalità,
ripristinando - per quanto possibile - l'ordinamento pre-fascista.
Contemporaneamente Mussolini, liberato dalla prigionia dai tedeschi
su ordine di Adolf
Hitler,
dette vita ad uno stato nell'Italia
centro-settentrionale. Si trattava della Repubblica
Sociale Italiana,
fondata a Salò in
provincia di Brescia e riconosciuta internazionalmente solo dalle
forze dell'Asse.
Per
oltre due anni, dal 14
novembre 1943 fino
al 25
aprile 1945,
la penisola fu quindi divisa in due da una linea di confine non ben
definita: tale linea continuò a spostarsi sempre più a nord durante
il corso del conflitto, fino ad attestarsi per un certo periodo (9
mesi, dall'Agosto '44 all'Aprile '45) sulla Linea
Gotica.
In seguito allo sfondamento di quest'ultima nelle ultime settimane di
guerra, l'esercito tedesco si ritirò completamente dal suolo
italiano e la Repubblica Sociale fu smantellata dagli Americani.
Il 23
settembre 1943 Mussolini
dichiarò la nascita della Repubblica Sociale Italiana. A partire
dall'8
settembre,
a seguito dell'armistizio
di Cassibile e
della conseguente occupazione dell'Italia del centro-nord da parte
delle truppe tedesche, diverse sedi del disciolto Partito Nazionale
Fascista erano state già riaperte da gruppi di fascisti. Queste
divennero di fatto a seguito dell'annuncio di Mussolini le sedi del
nuovo PFR.
Il 7
novembre 1943
su il Corriere
della Sera fu
annunciata la convocazione del Congresso del nuovo partito che si
sarebbe tenuto a Verona il
15 novembre con l'obiettivo di esaminare il progetto di una nuova
costituzione repubblicana fascista.
La Repubblica
Sociale Italiana fu
formalizzata dal Congresso
di Verona,
ricreando il partito ed il governo fascista sciolti dal 25
luglio 1943.
Nel
corso del congresso fu sancita la nascita di una nuova Repubblica
denominata "sociale" e la successiva convocazione di una
Assemblea Costituente, riaffermando i principi ispiratori della prima
fase del Fascismo (cosiddetto diciannovista") persi - a detta
degli estensori della Carta stessa - durante il ventennio fascista;
fu riaffermata l'alleanza con la Germania
nazista;
fu redatto un manifesto programmatico noto come "Manifesto di
Verona|Manifesto (o carta) di Verona" che sancì la struttura
del nuovo Stato; fu prevista, come elemento caratterizzante di
politica economica, la socializzazione delle
fabbriche (che tuttavia non venne mai attuata); fu istituito
un Tribunale
straordinario speciale per
processare i gerarchi che firmando l'Ordine
del giorno Grandi durante
ilGran
Consiglio del Fascismo il 24
luglio 1943
si erano schierati contro Mussolini e avevano provocato di fatto la
caduta del governo fascista e l'arresto di Mussolini.
Venne
anche costituito un esercito composto da un limitato numero di
volontari, da reclutati a forza (pena di morte per i renitenti) e
dai militari
italiani deportati in Germania liberati
in cambio dell'adesione alla RSI. Tali forze armate, su cui i comandi
tedeschi riponevano scarsa fiducia, furono usate principalmente per
contrastare il crescente movimento di resistenza che
si stava sviluppando nelle regioni d'Italia occupate dall'esercito
nazista.
Questa
fase politica del fascismo, definita "repubblicana" per
contrasto con quella precedente, fu definita con intenti denigratori
"repubblichina" dalle forze della Resistenza.
La
situazione per i tedeschi volgeva comunque al peggio.
La Wehrmacht era
ormai in ritirata su tutti i fronti e, nonostante gli sforzi di
difesa sulla Linea
Gotica,
i rifornimenti e l'equipaggiamento non erano nemmeno lontanamente
paragonabili a quello degli alleati, che potevano anche contare sul
supporto delle truppe partigiane e sulla collaborazione della
popolazione che era avversa all'occupazione nazista.
Tutte
le principali città italiane furono abbandonate dai tedeschi davanti
all'avanzata anglo-americana ed all'insurrezione generale ordinata
dal CLN;
i comandi nazisti in Italia decisero di trattare autonomamente la
resa per assicurarsi una ritirata sicura verso la Germania.
Nel
frattempo Mussolini,
dopo il tentativo di un accordo parallelo, decise di aggregarsi ad
una colonna tedesca per raggiungere la Germania.
Fermato da un gruppo di partigiani nei
pressi di Comofu
imprigionato e quindi giustiziato insieme
a Claretta
Petacci.
Gli
altri gerarchi fascisti vennero processati e imprigionati, e a volte
giustiziati. Il 21
giugno 1946 per
molti scattò comunque l'amnistia presentata da Palmiro
Togliatti.
Con la Costituzione
Italianadel 1948 il Partito
Nazionale Fascista venne
messo definitivamente fuorilegge e la sua ricostituzione fu vietata.
Per anni dopo la fine della guerra si
registrarono omicidi e regolamenti
di conti tra
fascisti e antifascisti, come vendetta per tutto quello che accadde
durante il ventennio precedente.
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