L'alleanza con la Germania nazista
Dal 1938 in Europa si
iniziò a respirare aria di guerra: Hitler aveva
già annesso l'Austria e
i Sudeti e
con la successiva Conferenza
di Monaco gli
venne dato il lasciapassare per l'annessione di tutta
la Cecoslovacchia,
mentre Mussolini dopo
l'Etiopia stava
cercando nuove prede per non perdere il passo dell'alleato
d'oltralpe.
La
vittima designata venne trovata nell'Albania.
In due soli giorni (7-8
aprile 1939)
con l'ausilio di 22.000 uomini e 140 carri armati Tirana fu
conquistata.
Il 22
maggio tra Germania e Italia venne
firmato il Patto
d'Acciaio.
Tale patto assumeva che la guerra fosse imminente, e legava l'Italia
in un'alleanza stretta con la Germania. Alcuni membri del governo
italiano si opposero, e lo stesso Galeazzo
Ciano,
firmatario per l'Italia, definì il patto una «vera e propria
dinamite».
La seconda guerra mondiale
Il 1º
settembre 1939 60
divisioni tedesche invasero la Polonia dando
il via alla seconda
guerra mondiale.
Rapidamente l'esercito germanico riuscì a conquistare Varsavia per
poi spostare le sue attenzioni prima al nord,
occupando Danimarca e Norvegia;
rivolse poi le sue forze ad ovest avanzando contro i Paesi
Bassi e,
attraverso il Belgio,
contro la Francia.
Benito
Mussolini rimase
in attesa degli eventi e inizialmente dichiarò l'Italia non
belligerante. Quando, impressionato dalle facili e rapide vittorie
della Germania e dall'imminente crollo della Francia, si convinse di
una vittoria nazi-fascista e già con la testa al momento della
spartizione del "bottino-Europa" dichiarò guerra
alle demo-plutocrazie di Francia e Inghilterra il 10
giugno 1940.
La consegna a quasi tutti i comandi era di mantenere un contegno
difensivo. Il Duce era
infatti convinto che, una volta arresasi la Francia, anche la Gran
Bretagna avrebbe rapidamente trovato una soluzione di compromesso al
conflitto.
Il 21
giugno,
dopo la firma dell'armistizio franco-tedesco (il 17
giugno),
325.000 soldati italiani ricevettero l'ordine di attaccare le
restanti forze francesi oltre le Alpi.
Nessuno in Italia sembrò rendersi conto della capitolazione della
Francia e l'azione fu giudicata malissimo dall'opinione pubblica
internazionale. Franklin
Delano Roosevelt arrivò
a definire l'azione una «pugnalata alla schiena».
Il 24
giugno venne
firmato l'armistizio italo-francese, che sanciva una
smilitarizzazione in territorio francese dei 50 km vicini al
confine. Le divisioni italiane avanzarono di soli 2 km, con la
perdita di 6 029 uomini contro i 254 francesi.
Dopo
un esordio da dimenticare, l'obiettivo per Mussolini fu l'attacco
alla Grecia,
che il dittatore italiano decise di attaccare senza prima avvertire
l'alleato tedesco. Al grido di "spezzare
le reni alla
Grecia" e
dopo la promessa delle dimissioni
da italiano di
Mussolini nel caso le truppe italiane non fossero riuscite
nell'impresa, fu lanciato l'attacco il 28
ottobre.
Le divisioni italiane si trovarono ben presto in difficoltà davanti
ad una resistenza inaspettata, e con un equipaggiamento arretrato ed
inadeguato. Hitler si
vide quindi costretto a inviare la sua Wehrmacht nei
Balcani per risolvere in breve tempo la situazione.La
mossa peraltro rimandò di qualche tempo l'invasione della Russia (Operazione
Barbarossa),
tanto che lo stesso Führer,
qualche anno dopo, indicò questa occasione come una delle cause
della futura sconfitta tedesca.
A
seguito di questa esperienza, Mussolini perse l'iniziativa e continuò
ad utilizzare l'esercito italiano come supporto all'alleato tedesco,
inviando le sue truppe alpine in Russia.
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