Fascismo e razzismo
I
primi anni dell'Italia fascista non videro provvedimenti razzisti. La
"questione ebraica", sulla scorta di quanto avveniva
nella Germania
nazista,
si presentò in Italia soltanto alla fine degli anni
trenta.
Quando Hitler salì al potere in Germania nel 1933 emanò subito
provvedimenti volti alla discriminazione negativa della popolazione
ebraica, i quali non trovarono il favore di Mussolini che esplicitò
la sua contrarietà. Tra i fascisti della prima ora vi erano
moltissimi italiani di religione ebraica, tant'è che centinaia di
essi parteciparono alla marcia
su Roma.
Il
comportamento di Mussolini verso gli ebrei sarebbe cambiato. Molti
ebrei influenti si opposero apertamente alla guerra d’Etiopia e
alla partecipazione alla guerra civile spagnola e da allora Mussolini
cominciò a vedere gli ebrei con occhi diversi. Il14
luglio 1938 fu
pubblicato sui maggiori quotidiani nazionali il Manifesto
della razza.
In questa sorta di tavola redatta
da cinque cattedratici (Arturo
Donaggio, Franco
Savorgnan, Edoardo
Zavattari, Nicola
Pende e Sabato
Visco)
e da cinque assistenti universitari (Leone
Franzi, Lino
Businco, Lidio
Cipriani, Guido
Landra e Marcello
Ricci)
venne fissata la «posizione del fascismo nei confronti dei problemi
della razza».
I dieci dettami erano:
- Le razze umane esistono
- Esistono grandi razze e piccole razze
- Il concetto di razza è un concetto puramente biologico
- La popolazione dell'Italia attuale è nella maggioranza ariana e la sua civiltà è ariana
- È una leggenda l'apporto di masse ingenti di uomini in tempi storici
- Esiste ormai una pura razza italiana
- È tempo che gli italiani si proclamino francamente razzisti
- È necessario fare una netta distinzione fra i Mediterranei d'Europa (Occidentali) da una parte e gli Orientali e gli Africani dall'altra
- Gli ebrei non appartengono alla razza italiana
- I
caratteri fisici e psicologici puramente europei degli Italiani non
devono essere alterati in nessun modo
Fascismo e omosessualità
Gli
omosessuali, un altro gruppo perseguitato dalle politiche del governo
nazista di Hitler, non furono perseguitati ufficialmente dal governo
fascista in quanto tali.
Più
di trecento individui furono allontanati, soprattutto dopo la
promulgazione delle leggi razziali nel 1938; di questi, 42 erano
di Catania,
ove il questore Molina fu tra i pochi ad applicare effettivamente
tale legge, invece assai meno applicata altrove.
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