lunedì 22 aprile 2013


Fascismo e razzismo


I primi anni dell'Italia fascista non videro provvedimenti razzisti. La "questione ebraica", sulla scorta di quanto avveniva nella Germania nazista, si presentò in Italia soltanto alla fine degli anni trenta. Quando Hitler salì al potere in Germania nel 1933 emanò subito provvedimenti volti alla discriminazione negativa della popolazione ebraica, i quali non trovarono il favore di Mussolini che esplicitò la sua contrarietà. Tra i fascisti della prima ora vi erano moltissimi italiani di religione ebraica, tant'è che centinaia di essi parteciparono alla marcia su Roma.
Il comportamento di Mussolini verso gli ebrei sarebbe cambiato. Molti ebrei influenti si opposero apertamente alla guerra d’Etiopia e alla partecipazione alla guerra civile spagnola e da allora Mussolini cominciò a vedere gli ebrei con occhi diversi. Il14 luglio 1938 fu pubblicato sui maggiori quotidiani nazionali il Manifesto della razza. In questa sorta di tavola redatta da cinque cattedratici (Arturo DonaggioFranco SavorgnanEdoardo ZavattariNicola Pende e Sabato Visco) e da cinque assistenti universitari (Leone FranziLino BusincoLidio CiprianiGuido Landra e Marcello Ricci) venne fissata la «posizione del fascismo nei confronti dei problemi della razza».

I dieci dettami erano:

  1. Le razze umane esistono
  2. Esistono grandi razze e piccole razze
  3. Il concetto di razza è un concetto puramente biologico
  4. La popolazione dell'Italia attuale è nella maggioranza ariana e la sua civiltà è ariana
  5. È una leggenda l'apporto di masse ingenti di uomini in tempi storici
  6. Esiste ormai una pura razza italiana
  7. È tempo che gli italiani si proclamino francamente razzisti
  8. È necessario fare una netta distinzione fra i Mediterranei d'Europa (Occidentali) da una parte e gli Orientali e gli Africani dall'altra
  9. Gli ebrei non appartengono alla razza italiana
  10. I caratteri fisici e psicologici puramente europei degli Italiani non devono essere alterati in nessun modo
Con questo manifesto si dava il via a quel processo che portò alla promulgazione delle leggi razziali. La Camera le approvò il 14 dicembre 1937: dei 400 deputati in carica, erano presenti 351, che votarono a favore all’unanimità, dove tra l’altro va segnalata la presenza di quattro deputati ebrei (Guido Jung, Gino Arias, Riccardo Luzzatti e Gian Jacopo Olivetti). Il Senato le approvò il 20 dicembre, dove furono presenti solo 164 senatori su 400, dei quali solo 10 furono i voti contrari.

Fascismo e omosessualità


Gli omosessuali, un altro gruppo perseguitato dalle politiche del governo nazista di Hitler, non furono perseguitati ufficialmente dal governo fascista in quanto tali. Più di trecento individui furono allontanati, soprattutto dopo la promulgazione delle leggi razziali nel 1938; di questi, 42 erano di Catania, ove il questore Molina fu tra i pochi ad applicare effettivamente tale legge, invece assai meno applicata altrove. 





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