A Nikitowka 1'80° Fanteria dovette sostenere all'improvviso l'attacco, di un'intera divisione sovietica (« 180" fanteria », « 360° fanteria » e « 307° artiglieria »), lanciata dal comando russo nel vuoto di circa 40 chilometri che divideva la nostra colonna dai più vicini reparti germanici, attardati da difficoltà logistiche. I nostri soldati si batterono come leoni. Per giorni e giorni ressero agli incessanti attacchi sovietici, respingendoli tutti. Rimasti quasi senza munizioni, con oltre cinquecento uomini fuori combattimento fra morti e feriti, i prodi del colonnello Chiaramonti seppero scrivere pagine di autentica gloria. Li premiò la medaglia d'oro concessa alla bandiera del Reggimento. Nelle due foto in alto nostre fanterie si attestano sulla linea di combattimento. Sotto una pattuglia con camice mimetico in azione. A destra il valoroso colonnello Chiaramonti.
12 novembre 1941. Sei giorni durò l'assedio russo all' 80° Fanteria asserragliato fra le case e gli stabilimenti di Nikitowka. Alla fine gli eroici difensori furono sbloccati da una colonna di soccorso comandata dal col. Carretto e composta di bersaglieri e di fanti. Anche questa colonna dovette superare tenaci resistenze sovietiche. Ma il nemico, logorato dall'imprevista ostinazione degli uomini di Chiaramonti dovettero cedere e ritirarsi in buon ordine. Il suo ambizioso piano, che tendeva ad isolare il CSIR dagli alleati germanici, era completamente fallito. Nella foto in alto lanciafiamme italiani in azione. Sotto caduti sovietici testimoniano dell'asprezza della lotta.
Col giungere della stagione invernale, la situazione si fece particolarmente grave per la nostra aviazione che si trovò a dover operare con apparecchi
assolutamente inadatti al clima russo. I nostri caccia, progettati per essere impiegati nel Mediterraneo, non avevano nè l'attrezzatura tecnica per navigare alla cieca nei nebbioni russi né la possibilità di reggere alle basse temperature. Basterà dire che l'olio anticongelante era stato calcolato per temperature non inferiori ai venti gradi sotto zero e che fra il novembre e il dicembre la temperatura, nella steppa russai oscillò fra i venticinque e i trenta gradi sotto zero. Spesso il freddo rendeva anche fragili i metalli. Nella foto in alto uno dei campi di fortuna dell'aviazione del CSIR dopo le prime nevicate. In basso a sinistra alcuni piloti del 21° Gruppo caccia che si distinse in numerosi combattimenti nei cieli della Russia. Nella foto a destra il cap. pilota Jannicelli che attaccò coraggiosamente da solo una formazione aerea nemica composta da quindici caccia e da numerosi bombardieri, sacrificandosi eroicamente tanto da meritare la medaglia d'oro al V. M. L'aviazione del CSIR era composta da due gruppi caccia (il 21 e il 61°) e da un gruppo da trasporto. Quest'ultimo diede un importante contributo quando i rifornimenti per via terra divennero difficili.
Dopo gli epici combattimenti di Nikitowka e il rientro dell'80° Fanteria entro le linee italiane, il CSIR sospese l'attività offensiva per apprestarsi a passare l'inverno su posizioni favorevoli, presso gli abitati più importanti della regione. Anche le truppe germaniche, che fino a quel momento avevanocontinuato ad avanzare quasi senza soste, rallentarono il ritmo delle operazioni e, dopo l'effimera conquista di Rostov, dovettero ripiegare sotto la spinta di ben undici divisioni fresche sovietiche provenienti dal Caucaso e dagli Urali, per attestarsi su posizioni più arretrate e sicure. Si era alla stasi invernale della guerra, che ben presto sarebbe stata rotta da una grande offensiva sovietica. Nella cartina in alto le posizioni invernali del CSIR.
A sinistra, il Generale Messe decorato della croce di ferro germanica, comandante del CSIR. Al centro il maresciallo von Kleist, comandante della « panzer Armee » tedesca, da cui dipendeva il nostro corpo di spedizione in Russia. A destra il maresciallo Tìmoscenko, comandante del gruppo d'armate sovietico operante nel settore meridionale. Timoscenko aveva sostituito, dopo la caduta di Kiev, il maresciallo Budienny clamorosamente sconfitto.
Gli uomini debbono essere cambiati ogni mezz'ora perché altrimenti rischierebbero il congelamento, malgrado il pesante equipaggiamento. In alto a destra di fronte alle linee si svolge incessante la sorveglianza delle pattuglie. Queste misure di sicurezza, particolarmente sfibranti per le condizioni del tempo, sono rese necessarie dalla presenza di elementi partigiani nelle retrovie italiane e dalle frequenti puntate della cavalleria e degli sciatori sovietici. In basso a destra anche gli operatori del cinegiornale « LUCE » sono presenti in linea. Ai loro obiettivi, coraggiosamente portati fin dove ferveva la mischia, dobbiamo la documentazione fotografica di molti fatti d'arnie.